«Non c’è più niente, Martina non c’è più e anche la giustizia non c’è più. La giustizia italiana ora si è interrotta sul lavoro fatto in precedenza dalla Procura di Arezzo. Sono arrabbiato per l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Questa sentenza vuol dire infangare l’onore di Martina, vuol dire sostenere che è volata giù da sola». Sono queste le parole di Bruno Rossi, padre di Martina, dopo il verdetto pronunciato dalla Corte d’Appello di Firenze pochi giorni fa. Il Giudice di secondo grado ha, infatti, ribaltato la sentenza del Tribunale d’Arezzo il quale, il 14 dicembre 2018, aveva condannato Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni a 6 anni di reclusione per tentata violenza sessuale e per aver provocato la morte della ragazza genovese caduta dal terrazzo di un hotel di Palma di Maiorca nell’agosto del 2011. Durante la requisitoria il Pubblico Ministero aveva ricostruito la dinamica dei fatti sostenendo che la ventenne stava fuggendo dai due aretini che la volevano violentare e «tentò un ultimo e disperato tentativo di mettersi in salvo raggiungendo un altro terrazzo». La Difesa, diversamente, ha sempre insistito sull’innocenza dei due imputati riconducendo la morte della studentessa a un suicidio causato da uno stato di depressione e dall’assunzione di sostanze stupefacenti da parte della vittima. Prescritto il reato più grave – la morte di Martina come conseguenza del tentativo di stupro – la Corte d’Appello ha assolto Vanneschi e Albertoni perché “il fatto non sussiste”. In attesa di leggere il testo integrale della sentenza, pubblichiamo di seguito l’articolo del “La Stampa” del 10 giugno 2020 dal titolo “I verdetti che da donna non posso accettare” nel quale l’Avvocata Annamaria Bernardini de Pace, dissentendo dalla verità processuale “che non sempre ci svela la verità reale”, esprime il suo disappunto, come donna e come cittadina, per la recente decisione giudiziaria rivolgendosi direttamente alla Presidente del Collegio, la Dott.ssa Angela Avila, alla quale chiede “Cosa mai l’abbia potuta convincere, oltre all’abilità fantascientifica dei legali difensori, dell’innocenza di questi ragazzi?”.
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