Mercoledì 5 giugno presso la Sala d’Onore del Comune di Palmanova si è tenuta l’iniziativa, promossa e organizzata dalla CIGL, CISL e UIL del Friuli Venezia Giulia, dal titolo “Il Peso delle Parole” sull’importanza del linguaggio utilizzato per raccontare e trattare il tragico fenomeno della violenza sulle donne. L’evento, patrocinato anche dalla Camera Penale Friulana e dall’Associazione ZeroSuTre, è stato introdotto dalla Segretaria Regionale FAI/CISL Claudia Sacilotto, seguita dai saluti del Sindaco di Palmanova, Francesco Martines e dal Presidente del Consiglio Regionale, Piero Mauro Zanin.
“Una parola muore appena detta: dice qualcuno. Io dico che solo in quel momento inizia a vivere”. È con questa citazione della poetessa Emily Dickinson che la Segretaria Regionale UIL FVG, Magda Gruarin, ha aperto il suo intervento rimarcando la potenza del linguaggio usato nell’affrontare la violenza di genere, fenomeno che non riguarda solo le donne e che provoca pesanti e gravi ripercussioni su tutta la nostra società.
“Delusione amorosa”, “gesto d’impeto”, “uccise in preda ad una tempesta emotiva”, “troppo brutta per essere stuprata”: sono alcune frasi, alcune parole che, utilizzate troppo superficialmente soprattutto dai mass media, sono diventate parte del nostro vocabolario quotidiano. Le parole devono essere maneggiate con cura; diversamente, possono diventare degli strumenti capaci di condizionare l’opinione pubblica creando delle gabbie culturali invisibili da cui risulta difficile uscirne. La Dott.ssa Irma Fratini, Psicologa Psicoterapeuta, si è soffermata sull’importanza di ritornare all’origine delle parole. Un esempio fra tutti: la parola “Femminicidio”, oggi utilizzata per indicare l’uccisione di una donna per mano di un uomo, storicamente è stata coniata negli anni ’90 dall’antropologa Maria Marcela Lagarde per descrivere la situazione presente in Messico, precisamente a Ciudad Juárez, riguardante l’atteggiamento d’indifferenza delle Istituzioni di fronte a numerose denunce e morti di donne vittime di violenza. Il corretto uso delle parole può, d’altra parte, divenire uno strumento capace di superare gli stessi stereotipi culturali creatisi con l’utilizzo improprio delle parole stesse: è questa la funzione che dovrebbe avere la sentenza emessa dal Giudice nei procedimenti riguardanti i reati di genere secondo l’opinione della Dott.ssa Maria Caterina Pace, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Udine. A quest’ultima è seguito l’intervento dell’Avvocata Rosi Toffano, Presidente dell’Associazione ZeroSuTre, la quale ha proposto al pubblico in sala un’analisi giuridica e obiettiva delle recenti sentenze riguardanti i casi di cosiddetta “tempesta emotiva” – in primis la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna sull’omicidio di Olga Matei – durante la quale è emersa, ancora una volta, la prassi, di certa stampa, di proporre degli estratti “ad effetto” di una sentenza rischiando, così, di veicolare una narrazione il più delle volte erronea e fuorviante. È proprio per questo che, riportando le parole della Giornalista Luana De Francisco, “nella giungla del web, le parole devono rimanere un veicolo di verità e se il giornalista è tenuto alla massima correttezza anche al lettore va chiesta consapevolezza rispetto alle fonti e a ciò che legge”.
A conclusione della giornata, la Dott.ssa Liliana Ocmin, Coordinatrice Nazionale delle Donne della Cisl ha ribadito come lo scorretto utilizzo del linguaggio incida enormemente sulla creazione dei pregiudizi sessisti invitando tutti ad impegnarsi “per la prevenzione della violenza, sapendo che solo attraverso il lavoro le donne sono davvero libere di scegliere e di sottrarsi ai rapporti malati”.
Di seguito la Rassegna Stampa:
http://www.ilfriuli.it/articolo/tendenze/riflessione-su-linguaggio-e-violenza-di-genere/13/199650